http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2005/12_Dicembre/03/ronchey.html
03 dicembre 2005
ALberto Ronchey
Arretratezze e contestazioni: l’Italia della Tav
Sottosviluppo garantito
Gli ostacoli contro l'avvio a soluzione di problemi fondamentali per l'economia italiana, oramai, risultano sempre più clamorosi e visibili. Al di là delle mancate privatizzazioni competitive, due questioni primeggiano fra le altre. Si tratta di vincoli gravosi, come l'arretratezza delle infrastrutture civili e la precarietà delle forniture d'energia elettrica oltre tutto dipendenti dalle costose importazioni petrolifere.
Contro le opere pubbliche infrastrutturali, dopo decenni di ritardi, si moltiplicano contestazioni e complicazioni. L'alta velocità ferroviaria Torino-Lione in Val di Susa è materia di persistenti agitazioni, guidate dai sindaci no-Tav, anche se l'impresa fa parte d'un piano imponente come il «corridoio europeo» Lisbona- Kiev. Il Mose che deve proteggere Venezia dalle acque alte rimane oggetto di prolungate controversie non solo sui finanziamenti dell'opera, ma sulla sua efficacia se i livelli del mare tenderanno a innalzarsi ancora nei prossimi tempi. Dinanzi a simili casi, l'umore pubblico appare discorde considerando ragioni e torti opinabili.
Ma insorgono contestazioni su quasi tutto, centrali a metano come quella di Brindisi, nuove linee delle metropolitane a Roma e a Milano, tangenziali e gallerie vicine agli abitati o a qualche villa di persone influenti. Controversie anche su impianti destinati al riciclaggio che dovrebbero sostituire le discariche oggi alla mercé d'ogni ecomafia, mentre per assurdo treni pieni di rifiuti vanno in Germania. Fra le cause di numerose conflittualità prevalgono interessi particolari, pregiudizi municipali, estremismi ecologici, diffuse permissività verso proteste che bloccano strade o ferrovie, indulgenze clientelari e così avanti.
A volte, l'impostazione dei lavori pubblici è davvero discutibile. Ma è anche mancata, spesso, una tempestiva e persuasiva divulgazione delle maggiori necessità nazionali rispetto a quelle minori delle comunità locali. Inoltre le stesse amministrazioni pubbliche, in diverse occasioni, sembrano fomentare scetticismo e sfiducia. Come stupirsi dinanzi ai dubbi sul grandioso ponte progettato per lo Stretto di Messina, se ancora non è completato il raddoppio dei binari lungo la Palermo-Messina e neanche si conclude la penosa vicenda dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria?
Di fronte al problema energetico, nello stesso tempo, tutti vogliono l'elettricità e nessuno vorrebbe abitare presso le centrali a petrolio, metano, carbone, o tanto meno vicino a quelle atomiche respinte a suo tempo da un fobico referendum. Davvero, sul nucleare, si potrà lasciar perdere ancora nei prossimi vent'anni? In Italia siamo troppi e il territorio nazionale non offre ampi spazi ai pannelli solari fotovoltaici, né alle distese di pale a vento montate su alti piloni per l'energia eolica. Non siamo in Danimarca.
Certo, anche se nessuno tollera niente nel cortile di casa, è sempre necessario ascoltare tutti. Ma su innumerevoli problemi, dopo aver tentato la persuasione o cercato la comprensione, si dovrà decidere. Finora, hanno vinto quasi sempre opportunismo e lassismo. Così stanno le cose. Ma senza prenderne atto, e senza pervenire alle razionali conseguenze sia nella mentalità collettiva sia nella condotta governativa, questa sarà presto una società in via di sottosviluppo.
Alberto Ronchey
Sunday, December 04, 2005
Grande Ronchey
Posted by Unknown at 3:37 AM
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